La storia
Arti marziali e Karate-Do
Con “arte marziale” si intende in generale una disciplina legata al combattimento (da Marte, il dio romano della guerra e dei duelli), la quale raccoglie al suo interno determinate pratiche e tecniche codificate, fondate a loro volta su particolari principi fisici, culturali o filosofici. Il termine è entrato nell’uso comune agli inizi degli anni sessanta, quando vennero introdotte in Europa le arti marziali orientali.
Esiste una grande varietà di arti marziali sviluppatesi in luoghi e periodi molto diversi tra loro. In generale, esse condividono un obiettivo comune: sconfiggere fisicamente una persona o difendersi da un’aggressione. Tuttavia in molte arti marziali, e specialmente nel Karate, l’apprendimento va al di là dell’abilità di combattimento, includendo l’accrescimento delle capacità fisiche, mentali e spirituali. Per questo motivo la pratica dell’arte del Karate è definita “Karate-Do”, dove il termine “Do” (via) indica un percorso di continuo perfezionamento fisico e spirituale, che va oltre la sola attività fisica ed agonistica propria di qualsiasi sport.
Oggi le arti marziali vengono studiate per varie ragioni: ottenere abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica, autocontrollo, meditazione, acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti.
Bodhi Dharma e le origini
La scarsa presenza di fonti storiche riguardanti le arti marziali in Asia non ci permette di stabilire con esattezza la nascita e l’evoluzione di queste arti. Si sa però che la maggior parte di esse deriva per lo più da alcune tecniche di lotta della Cina del Nord sviluppatesi durante la dinastia Zhou (XI-III secolo a.C.). Da queste presero forma numerose tecniche di combattimento, che già allora erano considerate un’arte.
Si ritiene che, intorno al VI secolo d.C., le tecniche di lotta diffuse in Cina entrarono in contatto con i principi filosofici del Buddismo Chan (divenuto in Giappone il Buddismo Zen), il cui patriarca fu il monaco Bodhi Dharma. Le notizie riguardo questa figura leggendaria sono scarse ed in parte contraddittorie, ma sappiamo che costui, nato intorno al 483 d.C., era originario dell’India meridionale e che si trasferì in Cina presso il monastero di Chau-Lin-Seu (Shorinyi in Giapponese, in seguito meglio conosciuto come Shaolin) e molto tempo dopo in quello di Tsou-Jyo. Si racconta che i suoi insegnamenti e la sua disciplina fossero talmente duri e severi che gli allievi del monastero dopo poco tempo cominciarono a disertare le pratiche religiose. Bodhi Dharma concepì allora un’educazione fisica da accoppiare alla disciplina religiosa. Dopo non molto tempo, i bonzi di Shaolin diventarono famosi per la vigorìa del loro fisico e per la capacità di autodifesa contro i banditi. L’arte della lotta da essi sviluppata si diffuse quindi in tutta la Cina come alternativa al combattimento con l’uso delle armi e i precetti così codificati ebbero molta popolarità.
I principi filosofici del Buddismo influenzarono moltissimo le arti marziali in Cina e in Giappone, elevandole da semplici metodi di combattimento ad arti per la ricerca della perfezione fisica e spirituale. La successiva diffusione in tutta la Cina, l’incontro con altre filosofie come il Taoismo e il Confucianesimo e le condizioni geografiche e sociali in cui andarono a svilupparsi causarono una grande differenziazione delle scuole e degli stili, con forti influenze sulle nascenti arti marziali nel resto dell’Asia.
Okinawa e la nascita del Karate
Okinawa è un’isola appartenente all’arcipelago delle Ryukyu, situato a sud del Giappone e molto vicino alla Cina con cui, proprio per questo motivo, si sono sviluppati fiorenti scambi commerciali e culturali. Grazie ad essi fu introdotta nell’isola l’arte che si apprendeva nel monastero Shaolin, soprattutto ad opera degli intellettuali.
Tuttavia si dovette attendere fino al XV secolo per assistere ad una maggiore conoscenza e applicazione del combattimento senza armi. In quel periodo infatti le isole Ryukyu erano divise in tre regni in contesa tra di loro: Chuzan, Nanzan e Hokuzan. Il monarca di Chuzan, Sho Hashi, una volta riuscito ad unificare i tre regni, emise un ordine che proibiva a tutti gli abitanti delle Ryukyu di possedere armi. Allo stesso tempo stabilì nella città di Shuri un governo centralizzato che durò per i successivi due secoli. Queste circostanze favorirono pertanto la diffusione di sistemi di combattimento senza l’uso di armi.
L’editto fu nuovamente pubblicato circa due secoli dopo a seguito di altri eventi bellici. In questa seconda circostanza si diffuse anche lo studio del “Kempo”, la boxe cinese. Da quest’ultimo si sviluppò un’arte nota all’inizio come “Okinawa-Te”. Durante gli anni della proibizione delle armi venivano periodicamente inviati ispettori, per assicurarsi che il bando fosse rispettato: per questo motivo l’arte veniva praticata in clandestinità. L’osservanza del bando fu mantenuta sino ai primi anni dell’epoca Meiji (1870 circa). Allo scopo di tramandare l’arte rispettando il bando, gli esperti che la praticavano ne incorporarono i movimenti nelle danze folkloristiche locali, confondendo ulteriormente le autorità.
Il nome Karate è composto dai due vocaboli “kara” e “te”. Se la traduzione di “te” è semplicemente “mano”, più complessa è quella di “kara” in quanto questa parola può essere scritta in giapponese con due ideogrammi differenti. Uno significa “cinese”, l’altro significa “vuoto”. È probabile che all’inizio l’arte del Karate fosse intesa come “mano cinese” ma in seguito alla sua diffusione (quindi dopo il 1920) “kara” fu considerato più propriamente come “vuoto” ad indicare l’assenza di armi nelle mani di chi la praticava.
Le scuole del Karate
La vecchia arte dei bonzi divenne quindi una specialità degli abitanti di Okinawa e fu studiata principalmente nelle città di Naha, Shuri e Tomari, dando origine alle tre scuole denominate Naha-Te, Shuri-Te e Tomari-Te. In realtà le tre scuole non erano legate tanto alle città (peraltro distanti tra loro pochi chilometri) quanto piuttosto alle differenti classi sociali. Naha era la capitale, sede di artigiani e commercianti; Shuri era il castello dei nobili e dei guerrieri che praticavano le arti marziali come professione; Tomari era il porto principale, dove i marinai portavano le novità dall’estero (soprattutto dalla Cina).
Il Naha-Te è stato sviluppato principalmente da Kanryo Higaonna (1852-1917) sulla base dell’arte cinese del combattimento della scuola del sud, chiamata Rokkishu, che aveva appreso in un soggiorno di ben quindici anni in Cina. Il suo allievo principale, Chojun Miyagi, fonderà in seguito lo stile Goju-Ryu (“la via morbido-dura”) derivandolo in larga parte dal Naha-Te.
Lo Shuri-Te invece è stato sviluppato essenzialmente da Sokon “Bushi” Matsumura (1809-1899) sulla base dell’arte cinese del combattimento della scuola del nord il quale è alla base anche del Tomari-Te. L’innovazione di Matsumura sta nel fatto di aver introdotto un metodo sistematico di trasmissione di questa arte e di aver apportato una integrazione di diversi elementi quali la tradizione del Te degli abitanti di Okinawa (denominato appunto Okinawa-Te), la tradizione della spada Jigen-Ryu e l’arte cinese del combattimento. L’importanza di Matsumura sta inoltre nel fatto di aver formato molti allievi ed alcuni di essi, a loro volta divenuti maestri, si sono prodigati nella diffusione ed evoluzione del Karate. Tra i più importanti maestri allievi di Matsumura ricordiamo Anko Asato, Kentsu Yabu, Chomo Kiyan e Yasutsune “Anko” Itosu.
Proprio Anko Itosu (1831-1915) ha avuto il grande merito di aver organizzato in maniera moderna e sistematica le tecniche di insegnamento, distinguendo i kata per l’insegnamento (i Pinyan) da quelli superiori e strutturandone via via molti altri. Possiamo inoltre affermare che il rinnovamento apportato da Itosu al Karate era mirato ad un concetto educativo, riducendone molto l’aspetto combattivo.
Il Tomari-Te, infine, è molto più prossimo allo Shuri-Te che non al Naha-Te ed il maestro Seisho Aragaki nè è stato certamente il più importante esponente.
Più trasversalmente si colloca invece lo stile Wado-Ryu (“via della pace”), fondato nel 1934 ad opera del maestro Hironori Ohtsuka (1892-1981) il quale fu uno dei primi allievi di Funakoshi.
Gichin Funakoshi e la diffusione del Karate
Senza dubbio il promotore del Karate moderno è Gichin Funakoshi (1868-1957). Egli studiò quest’arte sotto la direzione del maestro Yasutsune Azato, uno tra i più grandi maestri, allievo a sua volta di un altro grande maestro che era Anko Itosu. Quando Funakoshi giunse a Tokyo verso la fine del 1921, il Karate era praticamente sconosciuto fuori dalla prefettura di Okinawa.
Lo scopo del viaggio era una dimostrazione di antiche arti marziali giapponesi, sotto invito del Ministro dell’educazione, presso la scuola Normale Superiore Femminile, situata ad Ochanomizu, Tokyo. Dato che le persone a cui il Karate doveva essere presentato ne sapevano poco o niente, Funakoshi pensò che ci fosse bisogno di qualcosa che fosse di effetto. Il Karate a quel tempo era considerato una tecnica di combattimento ma allo stesso tempo era ritenuto qualcosa di segreto e misterioso. Ciò che Funakoshi fece fu quello di fotografare varie posizioni, kata, movimenti di mani e di piedi, ordinando le foto su tre lunghi rotoli.
Il grande successo portò Funakoshi ad organizzare altri incontri e manifestazioni in Giappone dove incontrò le persone che lo aiutarono a diffondere il Karate al di fuori di Okinawa. Nel 1936 finalmente fu aperta la prima palestra e al dojo fu dato nome Shotokan in onore di “Shoto” che era lo pseudonimo con cui Funakoshi firmava le sue poesie. Shotokan fu chiamato anche lo stile con cui venne diffuso il Karate praticato dagli allievi di Funakoshi. Dopo la guerra ed il grande impegno per la ricostruzione, sorsero le prime divisioni interne a seguito dell’idea di una sorta di commercializzazione del Karate da parte di alcuni maestri.
Numerosi sviluppi nello Shotokan e l’introduzione di nuove e spettacolari tecniche di gamba (tra cui, ad esempio, il mawashi geri) vanno attribuiti a Yoshitaka “Gigo” Funakoshi, terzo figlio di Gichin morto prematuramente nel 1945 all’età di 39 anni.
Kenwa Mabuni e lo Shito-Ryu
Kenwa Mabuni nasce il 14 novembre 1889 nella città di Shuri da una antica famiglia di funzionari del re di Okinawa. Da bambino Mabuni è di salute molto fragile e cerca il mezzo per diventare forte. Viene iniziato al Karate all’età di circa 10 anni da un domestico di casa di nome Matayoshi. A tredici anni Mabuni fu presentato da uno dei suoi amici al celebre maestro Anko Itosu, che vive anch’egli a Shuri, diventando suo allievo e restandogli fedele per tutta la vita. Persevera nel suo allenamento sotto la direzione di Itosu senza mai mancare un solo giorno.
Nel 1902 entra al liceo dipartimentale di Okinawa dove il Karate non è ancora insegnato. Nel 1905 in seguito a delle rivoluzioni locali deve cambiare scuola ed entra a far parte della scuola navale. Termina i suoi studi dopo tre anni, quando ne ha diciannove, e comincia a lavorare come insegnante a tempo determinato alla scuola elementare della città di Naha. In questo periodo stringe amicizia con Chojun Miyagi il quale lo presenta al proprio maestro Kanryo Higaonna: la raccomandazione di Miyagi gli fornisce la preziosa occasione di studiare il Naha-te.
Dopo due anni deve ripartire per il militare e al suo ritorno nel 1912 entra, su consiglio di Miyagi, alla scuola di polizia di Okinawa. Nel 1914 diventa ispettore di polizia dove resterà per una decina di anni. Il lavoro di poliziotto facilita i suoi spostamenti nell’isola di Okinawa e gli consente di incontrare molti maestri. Mabuni può così raccogliere numerosi kata, studiando inoltre le arti classiche di Okinawa chiamate “Ryukyu kobujutsu”. Apprende il bo-jutsu, l’arte del bastone, dal Maestro Aragaki e dal Maestro Soeshi, così come il sai-jutsu, l’arte del sai, dal Maestro Towada.
Successivamente alla morte dei due grandi maestri Itosu e Higaonna, Mabuni decide nel 1938 di chiamare la sua scuola “shito” dai nomi dei suoi due maestri. Infatti in giapponese Itosu si scrive 糸州 dove 糸 si può anche leggere “shi”. Allo stesso modo Higaonna si scrive 東恩納 (Higashionna), dove 東 si può anche leggere “to”. Così la combinazione dei primi ideogrammi dei nomi dei due maestri forma la parola 糸東流 cioè “shito-ryu” che significa appunto “scuola di Itosu e Higaonna”.
糸州 = Itosu
東恩納 = Higaonna
糸東流 = Shito Ryu
Mabuni muore prematuramente il 23 maggio del 1952. Dopo la sua morte verrà adottato come simbolo dello Shito Ryu il logo della famiglia Mabuni. Esso stilizza due persone che si trovano all’interno di un cerchio che simboleggia l’armonia: le due persone si trovano insieme a cooperare per portare la pace nel mondo.
Kakushinkan e Shinryukai
Allo scopo di promuovere il Karate, Mabuni invia i suoi due migliori allievi in aree strategiche del Giappone. Nello specifico, al nord il maestro Manzo Iwata (1924 – 1993) che fonda la scuola Shito Kai, e al centro, nella provincia di Hyogo, il maestro Muneaki Ibo che fonda la scuola Kakushinkan nella città di Akashi presso Kobe.
Quest’ultima diventa ben presto una delle più fiorenti scuole di Shito-Ryu con decine di importanti sedi dislocate in altrettante città come Himeji, Kakogawa, Osaka, Suma Kobe, Miki, Awaji, Kobe ed infine Roma.
Proprio Roma è la prima città in Italia in cui arriva lo Shito-Ryu grazie al Maestro Renzo Turchi. Questi, durante gli anni settanta, pratica con successo il Karate conseguendo il terzo dan nello stile Goju-Ryu. Durante il suo percorso alla ricerca della “via” (intesa come purezza dello stile nel pieno rispetto della tradizione) conosce nel 1980, tramite un suo allievo, il Maestro Ibo rimanendone affascinato. Il percorso di aggiornamento tecnico porta il Maestro Turchi ad una stretta collaborazione con il Maestro Ibo, recandosi ogni anno presso il dojo centrale della Kakushinkan ad Akashi.
Per promuovere lo Shito-Ryu in Italia ed in Europa, il Maestro Turchi fonda l’A.Ka.Sh.I., ovverosia l’Associazione Karate Shito-Ryu Italia. Allo stesso tempo vengono svolti numerosi eventi sportivi e stage tecnici.
Parallelamente al Karate, il Maestro Ibo fa conoscere al Maestro Turchi la disciplina dello Iai-Do, “l’arte di estrarre la spada”, la quale rappresenta anche un importante elemento del Bushido (la “via del guerriero”), cioè quell’insieme di norme di disciplina militari e morali proprie della casta militare giapponese.
Nel 1995 muore il Maestro Ibo e la scuola Kakushinkan subisce una spa ccatura interna che porta alla formazione, da parte del Maestro Michio Fujimura (uno tra i migliori allievi di Ibo), della scuola Shinryukai: quest’ultimo continua una stretta collaborazione con la Kakushinkan di Roma partecipando agli stage tecnici che si susseguono ogni anno.
Durante oltre quarant’anni di attività il Maestro Turchi forma migliaia di allievi. La storica sede in Via Giuseppe De Camillis, ormai divenuta inadeguata, viene abbandonata nel 1993 e viene inaugurata la nuova ed ampia struttura in Via Aurelia, all’interno del Parco Tirreno.
Nel gennaio 2009 avviene purtroppo la prematura scomparsa del Maestro Renzo Turchi e la scuola passa così sotto la responsabilità del figlio, il Maestro Stefano Turchi.
Con il desiderio di rendere l’insegnamento sempre più moderno, ma rimanendo al tempo stesso fedele alla tradizione, il Maestro Stefano Turchi completa ufficialmente l’affiliazione alla scuola Shinryukai.